Pittrice italiana. Allieva di Bernardino Campi, ne
ereditò il sottile linearismo, che espresse in numerosi ritratti. Ebbe
come maestro anche Bernardino Gatti, attivo tra Cremona e Piacenza, il quale
allargò l'orizzonte dell'allieva su prospettive coreggesco-parmigiane. La
cultura artistica di
A. fu sollecitata dal padre, che fece entrare la
giovane in contatto con i principali esponenti dell'arte e con i più
influenti signori dell'epoca. Certi sono un viaggio della pittrice a Mantova,
presso i Gonzaga, e uno scambio epistolare con Michelangelo; assai probabile
è, inoltre, un soggiorno a Parma, presso i Farnese, dove
A.
conobbe l'eccellente miniatore G. Clovio. In quegli anni l'artista dipinse
numerosi autoritratti, come pure ritratti di membri della sua famiglia. La sua
fama crebbe al punto che, nel 1559, fu chiamata alla corte di Filippo II di
Spagna dove dipinse ritratti della famiglia reale, di nobili e principi
spagnoli. Unitasi in matrimonio con Fabrizio di Moncada (1573), nobile cadetto
siciliano, ricevette un ricco donativo reale, e si trasferì a Palermo,
città natale del marito. Rimasta vedova nel 1578, si sposò con un
giovane capitano di mare genovese (1579), O. Lomellini. Nei trentacinque anni
passati a Genova, ebbe modo di incontrare numerosi membri della corte di Filippo
II e di intrattenere rapporti con i migliori artisti dell'epoca (L. Cambiaso, B.
Castello, ecc.). Intorno al 1615
A. si trasferì a Palermo e
abbandonò la pittura perché colpita dalla cecità.
Anticipatrice della scuola del ritratto naturalistico,
A. si servì
di una sobria gamma cromatica per i suoi ritratti privi degli aspetti aulici e
sofisticati del Manierismo. Fra le sue opere principali vanno ricordati gli
autoritratti, i ritratti delle sue cinque sorelle, il
Ritratto di Giulio
Clovio (Mentana, Collezione Federico Zeri),
La partita a scacchi
(Poznan, Muzeum Narodowe), la serie dei ritratti spagnoli e alcuni dipinti di
ispirazione religiosa (Cremona 1535 circa - Palermo 1625).